Grumo Nevano. No ai Progressisti come ruota di scorta per la maggioranza, l’autonomia e la buona politica vanno difese

Dal quadro politico disegnato con il manuale Cencelli alla mano, chi si è dilettato ad assegnare le caselle, ha clamorosamente saltato alcune pagine importanti del manuale che si riferiscono alla autonomia delle scelte interne ai gruppi, all’equità, alla pari dignità politica, allo spessore nell’insieme di un movimento politico che non si ferma soltanto alla rappresentanza numerica in consiglio ma, contestualmente, esprime una forza di un gruppo strutturato di uomini e donne sicuramente presente e determinante, sia numericamente in consiglio che politicamente nella società grumese. Allora domando agli amici Progressisti: a cosa potrebbe servire una rappresentanza in giunta comunale forzata mortificando la propria autonomia nella scelta? Il caso Aruta è la dimostrazione lampante di ciò che affermo, tanto vale rinunciare alla nomina e tenere le mani libere. Occorre sottolineare che il consigliere Antonio Chiariello ha dovuto migrare dal PD verso i Progressisti con l’alto rischio di non poter essere eletto pur di contribuire alla causa, ma pare che neanche questa disponibilità sia stata presa in considerazione da chi vorrebbe delegare a ruota di scorta i due consiglieri comunali del gruppo dei Progressisti. Così come esponenti della maggioranza hanno espresso la loro contrarietà alla nomina di Giovanni Landolfo alla presidenza del consiglio comunale, certificando con tale posizione, di fatto una maggioranza lacerata da veti e prese di posizioni personali, esattamente il contrario che vorrebbe l’arte della buona politica. Consiglierei a questo punto agli amici Progressisti, di rimanere con le mani libere e proseguire in una maggioranza con una posizione non legata a scelte politiche e amministrative obbligate che, per natura e storia politica dei Progressisti grumesi, potrebbero invece essere irricevibili, non condivisibili. Meglio costruire il futuro in piena libertà di scegliere, di avere quel coraggio e quella responsabilità politica di cambiare quando la realtà oggettiva di un progetto che non va, ti mette di fronte alla cruda verità di aver commesso errori di valutazione politica e amministrativa.