Cosa resterà di quegli anni 80…recitava una canzone di Raf, una frase che oggi calza a pennello quando si ricorda un pò cosa era la nostra città di Grumo Nevano nel periodo post anni 70, ancora sotto gli effetti positivi del boom economico anni 60, con un tasso di disoccupazione in città da zero percentuale grazie al tessuto produttivo nei settori abbigliamento e calzature. Una città che non ha mai avuto quelle caratteristiche commerciali importanti che oggi tanto si parla, ma è stata sicuramente una eccellenza nazionale e internazionale nella produzione artigianale in questi due settori, esprimendo altrettanto eccellenze conosciute in tutto il mondo. Alcuni esempi trascorsi e recenti come Nicola Blasi, Atelier Bencivenga, Atelier D’Errico, Kadoa, Luigi Auletta, Mulish Borofashion, Mele, D’Angelo, Anatriello, D’Errico, Ascione, Coccofresco Maiello, Rosso di sera, ma vi era anche una quantità elevata di piccole entità produttive che lavoravano e, tutt’ora quei pochi rimasti, lavorano per grandi firme. Cosa è rimasto di tutto questo benessere purtroppo lo registriamo già da alcuni anni, con la nostra produzione sartoriale e artigianale soppiantata dagli asiatici. C’è da dire però che non è soltanto colpa del mercato cinese e indiano, ma di scelte imprenditoriali di qualità e della totale mancanza di una cultura industriale da parte della politica che non è stata mai capace di realizzare, insieme agli imprenditori di qualità, quelle condizioni ambientali, strutturali ed economiche che ad oggi rimangono un sogno nel cassetto svanito proprio in quegli anni 80 quando tutti hanno affrontato con superficialità i vari fenomeni che stavano invadendo il nostro Made in Grumo Nevano. Certo oggi è quasi impossibile ipotizzare un ritorno a quegli anni per tante ragioni principalmente di tipo economiche e strutturali, ma tentare non nuoce partendo proprio da quel marchio Made in Grumo Nevano che grazie ai maestri artigiani di quegli anni, ancora oggi gode di una positiva e stimata considerazione nei due settori. Ci proviamo?