Nel racconto dell’orrore di Elpidio D’Ambra, il 31enne reo confesso dell’omicidio di Rosa Alfieri, la 22enne assassinata nelle prime ore del pomeriggio del 2 febbraio del 2022, ha mimato l’aggressione spiegando come ha trascinato la sua vittima in casa prima di metterle le mani intorno al collo e ucciderla. “Ho ubbidito alle voci che mi dicevano di uccidere” Quel pomeriggio, ha raccontato D’Ambra, aveva assunto della droga. Mezzo grammo di cocaina la mattina, un grammo intero il pomeriggio e subito dopo anche mezzo grammo di crack. Le voci, quelle nella testa, le sentiva già da una settimana. Come un vociare confuso, che qualche ora prima si era fatto più distinto e diceva “cocaina, cocaina”. Ed era ancora sotto l’effetto di stupefacenti quando ha chiesto a Rosa di entrare in casa sua per aiutarlo a capire cosa fosse scritto nel suo contratto d’affitto. Erano state, sostiene, sempre le voci a dirglielo. Quelle stesse che subito dopo gli avrebbero ordinato: “Uccidi, altrimenti noi uccidiamo te”. E’ stato allora che sono sopraggiunte le voci e il buio. “Quando mi sono ripreso – ha detto – ero a terra, con le mani intorno al collo di Rosa… capisco il dolore del padre di Rosa… chiedo scusa a voi… so che la famiglia non mi perdonerà mai. E hanno ragione, chiedo aiuto a voi e a Dio”, ha poi detto in lacrime. Spiega, inciampa, spesso non ricorda. Poi sbotta: “Mi fate sempre la stessa domanda, ho detto che non ricordo”. E subito dopo chiede scusa: è sotto effetto di psicofarmaci, dice. L’istruttoria sarà chiusa il 28 marzo, giorno in cui il pubblico ministero farà la sua requisitoria. Le parte civili (l’avvocato della famiglia Alfieri Carmine Busiello e l’avvocato della Fondazione Polis Gianmarco Siani) discuteranno invece il 4 aprile. Il legale dell’imputato, l’avvocato Mattia Cuomo, il 12 aprile.