Qualche giorno fa un mio carissimo amico imprenditore si meravigliava di come a Grumo Nevano, negli ultimi anni, si fosse instaurata una percettibile cultura della politica violenta, dai modi violenti di porsi, dell’arroganza, dove sicuramente non manca la pratica corruttiva. Nella società di oggi, nella politica, la cosiddetta camorra non è solo spargimento di sangue, guerre tra clan, si può manifestare anche attraverso l’intimidazione psicologica e a volte fisica, con le offese alla dignità delle persone oneste e perbene. Si può manifestare con azioni corruttive per ottenere in maniera fraudolenta ciò che porta benefici ai propri interessi, specialmente in settori strategici del mattone privato, dei terreni da posizionare negli strumenti urbanistici con faccendieri pronti a farsi garanti in operazioni speculative. Si può manifestare con pressioni e ingerenze nella gestione della cosa pubblica, della macchina amministrativa millantando sui marciapiedi presunte leve di comando sugli operatori delle procedure di atti gestionali, gare e nomine: me lo vedo io, quello è cosa mia…Se questo modo di agire nella società di oggi e particolarmente in politica non è cultura della politica violenta, mi dite voi come la possiamo chiamare oltre ad essere chiaramente illegale? Certamente non con definizioni riduttive, spesso superficiali dettate dall’assuefazione dei cittadini a questo fenomeno sociale distruttivo. E allora, a Grumo Nevano, ben venga il ritorno dei partiti, anche con i loro problemi e le distinzioni ideologiche ad arginare questa cultura della politica violenta che pensavamo fosse terminata sulle macerie del nostro comune: ci eravamo illusi, mi ero illuso. Questa città ha bisogno di cultura della politica del bene non del male, non delle cattiverie e inciuci, non di disonesti faccendieri al soldo di palazzinari e speculatori, non di ex detenuti millantatori di opere sociali che vorrebbero addirittura candidarsi a sindaco cosa che sarebbe di una gravità e di uno squallore senza precedenti, non del professionista di turno, chiara testa di legno di un apparato che da qualche decennio ha instaurato la cultura della politica violenta, un apparato che ha soppiantato il senso di responsabilità civica con un evidente senso di irresponsabilità attraverso il quale entrare a gamba tesa e gestire tutti insieme, faccendieri, speculatori e teste di legno, interessi economici personali. Allora per spazzare via violenti mascherati da falsi profeti e bottegai corruttori, occorre che si faccia avanti la società perbene, non basta più delegare o criticare dietro le quinte, occorre una rinnovata classe politica, un impegno in prima persona da parte di chi detiene quel senso di responsabilità civica nel sostenere con lealtà e competenza, un progetto che abbia alla base la cultura dell’amministrare risorse pubbliche per la città e non per se stessi, cosa quest’ultima, che appattiene ai violenti e ai loro pezzenti.