Peppino Landolfo “La morte di D’Orazio, quanti ricordi. Ciao Stefano per averci regalato insieme a Red, Dodi, Roby e Riccardo, emozioni e storie di vita quotidiana”

La prima volta che ho incontrato ad un concerto i Pooh risale agli anni 70 quando alle feste di piazza partecipavano i big della canzone italiana. E i Pooh erano quasi di casa ad Afragola che li ha ospitati, che io ricordi, almeno tre volte. Dalla fine degli anni 70 agli inizi degli anni 80, sulla scia delle innovazioni inglesi e americane, i Pooh furono i primi ad introdurre nei loro spettacoli, il raggio laser tra fumi e giochi di luci. Forse qualcuno si ricorderà: uno dei primi spettacoli con il raggio laser fu fatto nel Teatro Lendi e chi scrive era presente. Una novità per chi come il sottoscritto aveva si assistito dal vivo a spettacoli anche di gruppi internazionali che hanno fatto la storia del rock (Frank Zappa, Elton John, Genesis, PFM) ma mai aveva avuto modo di deliziarsi con i giochi prodotti dal fascio laser. Ovviamente nulla a confronto oggi con i mega spettacoli dei Coldplay dove il laser è una piccola componente, allora era qualcosa di magnifico. Ma al di là delle scenografie, ho seguito i Pooh in altre occasioni, in una di queste, scesi sul prato dello stadio di Cava de Tirreni a pochi metri dal palco, era l’estate del 1982, e con la macchina fotografica da reporter, ho immortalato i Pooh: tra queste ho tirato fuori dal mio archivio una foto dove si vede Dodi Battaglia e alle sue spalle Stefano D’Orazio alla batteria e il tagliando d’ingresso. Scrivo e mi vengono i brividi nel ricordare quel momento. Ciao Stefano per averci regalato insieme a Red, Dodi, Roby e Riccardo, emozioni e storie di vita quotidiana. Per sempre.