Ecco il testo integrale della relazione a firma del Ministro LAMORGESE nel merito dello scioglimento del Comune di Sant’Antimo, ovvrero i motivi per i quali l’ente sciolto sarà commissariato per 18 mesi
Al Presidente della Repubblica. Nel Comune di Sant’Antimo (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative dell’11 giugno 2017, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita’ organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialita’ degli organi elettivi nonche’ il buon andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per l’ordine e la sicurezza pubblica. All’esito di verifiche svolte dalle forze dell’ordine sugli amministratori eletti, che hanno evidenziato possibili collegamenti tra la nuova compagine amministrativa e soggetti riconducibili alla locale criminalita’ organizzata, nonche’ sulla base di numerosi esposti con i quali venivano denunciate forme di condizionamento nella gestione dell’ente, il Prefetto di Napoli, con decreto del 9 maggio 2019 successivamente prorogato, ha disposto, per gli accertamenti di rito, l’accesso presso il suddetto comune ai sensi dell’art. 143, comma 2 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Successivamente, a seguito delle dimissioni dalla carica rassegnate dalla maggioranza dei consiglieri assegnati, l’amministrazione comunale e’ stata sciolta con d.P.R. dell’8 agosto 2019 ai sensi dell’art. 141, comma 1, lettera b) n. 3 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Al termine dell’indagine ispettiva la commissione incaricata ha depositato le proprie conclusioni sulle cui risultanze il Prefetto di Napoli, sentito nella seduta del 18 dicembre 2019 il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli nord e del Procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia presso il Tribunale di Napoli, ha trasmesso l’allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da’ atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita’ organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione delle misure di cui al menzionato art. 143 T.U.O.E.L.. I lavori svolti dalla commissione d’accesso hanno preso in esame l’intero andamento gestionale dell’amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l’ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le locali consorterie camorriste e hanno evidenziato come l‘uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti od imprese collegati direttamente od indirettamente alla criminalita’ organizzata. Il Comune di Sant’Antimo, il cui consiglio comunale e’ gia’ stato sciolto per condizionamenti di tipo mafioso nel 1991, e’ collocato nella periferia settentrionale di Napoli – ove trovano sede piccole imprese a conduzione familiare nonche’ importanti industrie farmaceutiche e meccanicche – ed e’ caratterizzato dalla presenza di sodalizi criminali dediti prevalentemente al traffico di stupefacenti, anche nell’ambito della Provincia di Caserta, nonche’ allo spaccio per la vendita al minuto. La relazione del prefetto pone in rilievo che, nel corso della campagna elettorale del 2017, in esito ad una importante indagine giudiziaria e’ stato disposto l’arresto di tre persone per reati in materia elettorale nonche’ il sequestro di oltre trecento schede elettorali e materiale propagandistico riconducibile a candidati al consiglio comunale; la citata operazione di polizia, come evidenziato nella relazione del prefetto, ha rideterminato gli equilibri delle forze politiche in campo e ha inciso sui risultati elettorali. Il sindaco eletto nel 2017, gia’ componente dell’amministrazione disciolta nel 1991, e’ al suo secondo mandato essendo gia’ stato eletto sindaco nel 2006. Anche alcuni degli amministratori eletti nel 2017 hanno fatto parte, a diverso titolo, di precedenti consiliature. La commissione d’indagine ha analiticamente esaminato il profilo dei componenti la compagine politica e dei dipendenti, alcuni dei quali gravati da pregiudizi penali ed ha evidenziato la sussistenza di un’intricata rete di rapporti parentali, frequentazioni, cointeressenze tra gli stessi ed esponenti della criminalita’ del luogo, ponendo in rilievo come tale stato di cose abbia compromesso il buon andamento e l’imparzialita’ dell’ente locale con un conseguente sviamento dell’attivita’ amministrativa dai principi di legalita’ e trasparenza. Le verifiche dell’organo ispettivo attuate nei diversi settori dell’ente hanno infatti evidenziato come numerosi procedimenti amministrativi sono stati connotati da oggettiva parzialita’ e da una deviazione dell’azione amministrativa; ne’ i vertici politici hanno posto in essere al riguardo alcun intervento correttivo. La relazione del prefetto, nel sottolineare che l’ex sindaco ha disposto avvicendamenti di dirigenti che avevano assunto provvedimenti contrastanti con gli interessi di ambienti controindicati, si sofferma su quello concernente il conferimento della responsabilita’ di un’area dirigenziale ad un soggetto riconducibile, per assidue frequentazioni, ad ambienti criminali, gia’ responsabile di un’area amministrativa di un comune sciolto nel 2017 per infiltrazioni mafiose, rinviato a giudizio per i reati di cui agli articoli 110 e 323 del codice penale ed indagato, unitamente ad altri amministratori di quel comune, per il reato di voto di scambio. Viene al riguardo evidenziato che il menzionato dirigente dal momento in cui ha assunto le funzioni di responsabile del settore della polizia locale del Comune di Sant’Antimo ha operato con modalita’ contraddistinte da profili di illegittimita’ analogamente a quanto gia’ verificatosi nel comune sciolto ai sensi dell’art. 143 T.U.O.E.L. presso il quale era stato in servizio. L’organo ispettivo ha esaminato le procedure concernenti il servizio onoranze funebri, settore notoriamente esposto alle illecite ingerenze di clan camorristici, riscontrando come nel territorio comunale operino agenzie funebri che svolgono tale servizio pur se prive di titoli abilitativi o comunque in violazione della normativa di settore. E’ in tal senso emblematica la vicenda concernente un’impresa i cui titolari sono riconducibili, per stretti rapporti parentali, ad elementi di spicco della locale organizzazione camorristica ed a carico dei quali figurano gravissimi reati anche di tipo associativo. Nei confronti della ditta in argomento, per la quale non risulta sia stata disposta alcuna verifica antimafia, l’allora comandante della polizia municipale emetteva nel febbraio 2018 un’ordinanza di chiusura. In concomitanza con tale provvedimento l’amministrazione comunale rilasciava un’autorizzazione all’esercizio dell’attivita’ a un’altra impresa – di proprieta’ della stessa famiglia titolare dell’agenzia destinataria dell’ordinanza di chiusura – resa possibile dall’attestazione dell’attuale comandante della polizia locale che, sebbene non fossero stati effettuati i prescritti controlli antimafia, dichiarava il possesso da parte dell’impresa di tutti i requisiti prescritti dalla normativa di settore. Secondo il Prefetto di Napoli l’omesso controllo antimafia e’ stato strumentale ad evitare una probabile certificazione interdittiva antimafia. Situazione in parte analoga e’ stata riscontrata anche per un’ulteriore impresa funebre riconducibile sempre allo stesso nucleo familiare ed avente la stessa sede sociale di una delle due ditte sopra menzionate. La relazione del prefetto pone inoltre in rilievo analiticamente che le tre menzionate imprese, attesa la mancanza – originaria o sopravvenuta – dei requisiti richiesti dalla normativa vigente per lo svolgimento dell’attivita’, si sono avvalse di una ditta «prestanome» continuando in tal modo a svolgere di fatto il servizio di onoranze funebri. La commissione d’indagine evidenzia peraltro che la menzionata ditta «prestanome» nel 2019 e’ stata colpita da provvedimento interdittivo antimafia per aver posto in essere le medesime condotte anche in favore di altre imprese i cui titolari sono persone contigue alla criminalita’ organizzata. E’ al riguardo significativo che sebbene la commissione d’indagine avesse invitato il comandante della polizia municipale a relazionare sulla complessa vicenda concernente le ditte che svolgono il servizio di onoranze funebri e sui mancati accertamenti e controlli che il suo ufficio avrebbe dovuto svolgere – e che sono stati invece effettuati dall’Arma dei carabinieri – il comandante si e’ limitato a fornire generiche informazioni. La commissione d’indagine ha poi esaminato i provvedimenti emessi dal responsabile del settore urbanistico, anche in questo caso preposto a tale incarico dall’ex sindaco sulla base di una procedura di assunzione ai sensi dell’art. 110 T.U.O.E.L. che, come dettagliatamente riportato nella relazione del prefetto, ha evidenziato numerosi profili di illegittimita’. L’analisi dei procedimenti di competenza del citato dirigente ha rilevato la sussistenza di una complessa rete di cointeressenze tra amministratori, componenti dell’apparato burocratico ed esponenti della criminalita’ organizzata, in violazione dei principi di buon andamento e legalita’ dell’azione amministrativa. Viene al riguardo segnalato un permesso di costruire emesso in violazione delle disposizioni in materia, rilasciato in favore del padre di un consigliere comunale – nonche’ stretto parente di un soggetto appartenente alla criminalita’ organizzata – di cui il menzionato dirigente, antecedentemente al conferimento dell’incarico di responsabile del settore urbanistica, era tecnico di fiducia. La commissione d’indagine ha inoltre analizzato altre numerose procedure in materia urbanistica connotate da profili di illiceita’, ponendo in rilievo, emblematicamente, come le stesse siano state rilasciate in favore di familiari degli amministratori locali o di soggetti riconducibili alla criminalita’ organizzata operante sul territorio. L’organo ispettivo ha effettuato anche un esame delle procedure che interessano il settore ambientale soffermandosi, in particolare, su quella concernente l’affidamento del servizio di igiene urbana, assegnato nel luglio 2012 ad un consorzio con sede in Salerno e successivamente risolto con determina dirigenziale del 7 marzo 2019. Il giorno successivo alla risoluzione l’amministrazione avviava una procedura negoziata per l’affidamento del servizio per sei mesi, con il criterio di aggiudicazione al minor prezzo previsto dall’art. 95, comma 4, lettera c) del decreto legislativo n. 50/2016, criterio di scelta che, come evidenziato dalla commissione d’accesso, e’ illegittimo in quanto il valore dell’affidamento e’ superiore alla soglia prevista dall’art. 35 del codice degli appalti, non e’ caratterizzato da elevata ripetibilita’ e non sussistono i presupposti richiesti dalla vigente normativa per effettuare una gara senza pubblicazione del bando. All’esito delle anomale modalita’ di gara il servizio e’ stato affidato ad un consorzio amministrato da persone destinatarie di provvedimenti cautelari per associazione a delinquere, tra cui un soggetto imputato anche per falsita’ ideologica, ricettazione e reati commessi nel settore dei rifiuti. Irregolarita’ sono emerse anche all’esito delle verifiche disposte nel settore che gestisce il servizio dell’illuminazione votiva cimiteriale in relazione al quale la commissione d’indagine ha rilevato un generale disordine amministrativo, incontrando difficolta’ nel reperire la documentazione relativa alle procedure gestite; lo stesso dirigente responsabile del servizio nel corso di audizione non ha fornito gli elementi informativi richiesti. La relazione del prefetto si sofferma inoltre sulle diverse fasi della procedura avviata nel novembre 2017 per l’affidamento del predetto servizio, caratterizzata anche questa da ripetute anomalie e irregolarita’, tanto da comportarne l’annullamento con determina del marzo 2018. Anche la proroga del servizio, disposta in seguito all’annullamento della procedura di gara, e’ stata operata illegittimamente, in quanto la concessione era gia’ scaduta ed in ogni caso non sussistevano i presupposti previsti dalla normativa di settore per far luogo alla proroga. Cio’ di fatto ha favorito una societa’ i cui responsabili hanno cointeressenze con soggetti controindicati. Ulteriori elementi che attestano la tendenza dell’amministrazione ad agire in violazione delle disposizioni di legge sono emersi dalla verifica effettuata in merito alla procedura di gara per l’affidamento dei lavori di adeguamento antisismico di una scuola media comunale. In particolare viene riferito come il responsabile della centrale unica di committenza abbia provveduto ad approvare i verbali di gara nonostante evidenti irregolarita’ dell’offerta economica presentata dalla ditta risultata affidataria. Al riguardo e’ significativa la circostanza che l’amministratore unico della societa’ aggiudicataria e’ uno stretto parente di un amministratore comunale ed e’ riconducibile, per rapporti familiari, ad un pregiudicato, esponente della locale criminalita’ organizzata, tratto in arresto per gravi reati tra i quali quello di associazione di stampo mafioso. Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell’Amministrazione comunale di Sant’Antimo, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale, nonche’ il pregiudizio degli interessi della collettivita’, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurate la riconduzione dell’ente alla legalita’. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l’adozione del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Sant’Antimo (Napoli), ai sensi dell’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 13 marzo 2020. Il Ministro.