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Grumo Nevano, CAMPANIA, RIFIUTI IN TRASFERTA: I PREZZI SALGONO ALLE STELLE

fonte www.ilmattino.it Differenziata sempre più cara. Quest’anno, se tutto andrà bene, in Campania si spenderanno più di 110 milioni solo per far lavorare fuori regione la frazione umida. Un paradosso, se si pensa che i rifiuti si differenziano per poterli riutilizzare. Sulla carta. Nei fatti non è così. L’esempio più eclatante è, appunto, quello dell’umido che dovrebbe diventare concime per i campi oppure terriccio per riempire le cave. Invece dopo averlo raccolto (a caro prezzo visto che per prendere la spazzatura in maniera differenziata si impiegano molti più mezzi e più dipendenti) non avendo impianti di compostaggio lo spediamo negli impianti italiani ed europei.

O meglio, lo vorremmo spedire: gli stabilimenti sono pieni in tutt’Europa. E i prezzi sono ormai alle stelle: oggi far lavorare fuori regione una tonnellata di frazione umida costa 180 euro. «La concorrenza è ormai spietata spiega Gabriele Gargano, l’amministratore della Sapna, la società della Città Metropolitana di Napoli incaricata dello smaltimento la Campania è in difficoltà, ma anche il Lazio, la Sicilia e la Liguria esportano rifiuti e gli impianti italiani sono saturi. Nel Nord Europa, invece, i siti sono bloccati dai rifiuti provenienti dall’Inghilterra. La Gran Bretagna ha deciso di costruire dodici termovalorizzatori e intanto ha stipulato contratti per spedire in quell’area i propri rifiuti fino al 2019». E in questa situazione per le imprese è molto forte la tentazione di fare cartello. In Campania si producono ogni anno 703 mila tonnellate di umido e se ne lavorano più o meno 70 mila. Il resto viene esportato. In una recentissima nota alla Regione, la Sapna ha dato conto di tutte le gare bandite a partire dal 2017. Nell’ultimo anno ne sono state organizzate cinque: due sono andate completamente deserte e tre parzialmente deserte. Nel settembre del 2017 non ci sono state offerte per 55mila tonnellate. Nel novembre dello stesso anno sono state messe a gara 93 mila tonnellate, ne sono state affidate 28 mila a un prezzo oscillante tra i 147 e i 152 euro. Un mese dopo il quantitativo residuo è stato nuovamente offerto sul mercato, ma non sono arrivate offerte. A dicembre sono state bandite gare per 65 mila tonnellate sono arrivate richieste per 18 mila con una spesa tra i 160 e i 165 euro a tonnellata. Nel febbraio del 2018 su 98 mila tonnellate ne sono state appaltate 14 mila a 180 euro a tonnellata. Un’escalation destinata a pesare sulle tasche dei contribuenti e che non riguarda solo Napoli e il suo hinterland: la situazione, infatti, è la stessa per tutta la regione E finora a guadagnarci sono stati soprattutto i trasportatori e gli smaltitori che hanno portato i rifiuti in giro per l’Italia e per l’Europa. Tra il 2014 e il 2016 i tour della spazzatura sono costati, secondo l’ultima relazione della commissione ecomafie, quasi mezzo miliardo e ad intascare questa cifra esorbitante sono state poche ditte, sempre le stesse. Il rimedio possibile è solo uno: realizzare gli impianti di compostaggio, come ha ribadito lunedì il ministro Costa incontrando il governatore De Luca. E per questo bisogna che i Comuni si decidano a collaborare attivamente con la Regione che con la delibera Semplificazione per evitare ulteriori temporeggiamenti, ha avocato a sé alcune prerogative. L’Anci, l’associazione dei Comuni, ha reagito duramente e ieri gli amministratori dei comuni che dovrebbero ospitare i nuovi siti (Afragola, Battipaglia, Cancello e Arnone, Casal di Principe, Castelnuovo Cilento, Chianche, Fisciano, Marigliano, Giugliano in Campania, Pomigliano d’Arco) si sono riuniti con il presidente dell’associazione, Domenico Tuccillo, respingendo quella che hanno definito «una ricostruzione strumentale relativa alla loro responsabilità», e ribadendo la disponibilità alla realizzazione dei siti. I sindaci hanno avanzato tre richieste: flessibilità sulla tipologia degli impianti, misure compensative per i comuni ospitanti, nessun commissariamento o decisione calata dall’alto.

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