Era un momento tanto atteso dai fedeli e da tutta la città, unica tradizione storica amata e sentita nel profondo dei cuori e delle passioni di un popolo che ne aveva fatto un vanto.
Chi non ricorda le difficoltà perfino a passeggiare sotto le luminarie accese in quasi tutta la città, anche nei vicoli? Migliaia di grumesi e cittadini di altri comuni vicini a noi, affollavano via Roma, Corso Cirillo, la Piazza, via Duca D’Aosta per arrivare fino a Nevano e ancora in viale 24 Maggio, Corso Garibaldi. C’era aria di festa in tutta la città, in tutte le case. Molti grumesi sparsi per il mondo ritornavano nel loro paese d’origine per assistere ai festeggiamenti culturali e religiosi dedicati a San Tammaro. Mitici i concerti del martedì che ha visto in Piazza Cirillo cantare i big della musica italiana di quegli anni: Al Bano, I Nomadi, Jimmy Fontana, Little Tony, Dori Ghezzi, Fausto Leali, Wilma Goich, I Dik Dik, Rosanna Fratello, Michele Zarrillo, sono alcuni che ricordo. Era una festa, una tradizione da difendere, unico patrimonio culturale capace di produrre anche un indotto lavorativo, commerciale e di forte aggregazione sociale. Negli anni era da migliorare, da renderla ancora più importante come hanno fatto altri comuni con le stesse tradizioni, invece è andata man mano a peggiorare, vuoi per l’indifferenza di una classe politica che guarda ad altri interessi, vuoi per una crisi economica e artigianale locale che ha influito tantissimo sulla raccolta di fondi che occorrevano alla realizzazione dei vari eventi. La Chiesa ha sempre fatto e continua a fare la sua parte tra mille difficoltà, mentre chi doveva intervenire per difendere a denti stretti questo momento e creare progetti, idee, fondi, è rimasto fermo al palo: le amministrazioni comunali. Nessuno fino ad oggi ha capito l’enorme potenziale della festa di San Tammaro, investire risorse per renderla sempre più importante, attraente e capace di produrre ricchezza, capace di attrarre giovani e meno giovani, rafforzando i valori e sostenendo la fede cristiana in nome ed in onore di San Tammaro. Vedere le strade della città deserte, senza bancarelle riducendo la partecipazione popolare al giovedi per assistere all’incendio del campanile, è come se la festa stesse per finire, una festa che ad oggi, non c’è più. Facciamo qualcosa per non farla scomparire, riportandola ai vecchi fasti degli anni passati.