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LEGGI, DIGNITA’, DECORO ED ETICA POLITICA CALPESTATE, CHIEDETE SCUSA AI GRUMESI E DIMETTETEVI

Quando un amministratore non ha neppure quel minimo di decoro per allontanarsi dall’esecutivo  quando si tratta di approvare qualcosa che lo riguardi a livello familiare, allora davvero abbiamo raggiunto il fondo.

In politica non si può essere d’accordo su tanti aspetti, sui vari modi di portare avanti le azioni amministrative come sui comportamenti che un soggetto deve assumere qualora venga investito di cariche e  responsabilità pubbliche, a maggior ragione in settori vitali e strategici per l’economia di una intera collettività.  A prescindere dalle varie posizioni ideologiche, amministrative e di pensiero, corre l’obbligo morale, di porre fine a questa vera e propria deriva della etica, della dignità e del decoro.   Non è il caso di fare nessuna polemica dopo gli ultimi eventi che riguardano direttamente alcuni assessori della giunta Chiacchio, ma chi ha agito e sta ancora agendo contro ogni livello minimo di dignità, decoro ed etica politica, non può non convenire che deve dimettersi e chiedere scusa ai cittadini di Grumo Nevano.  Quando un amministratore non ha neppure quel minimo di decoro per allontanarsi dall’esecutivo  quando si tratta di approvare qualcosa che lo riguardi a livello familiare, allora davvero abbiamo raggiunto il fondo. Devo sottolineare e prendere atto che almeno il sindaco Pietro Chiacchio, sulla nomina del difensore per gli abusi contestati alla società della propria figliola, questo decoro l’ha avuto e si è allontanato nel momento dell’approvazione dell’atto.  Approvare progetti seppur legittimi, dove vengono elargiti soldi dei cittadini grumesi  a parenti o affini entro il quarto grado, richiede il rispetto oltre alle norme e delle leggi, principalmente il rispetto dei grumesi, dell’etica, della dignità di tutti noi. Valori che in questi mesi sono stati calpestati senza un  sussulto di autocensura opportuna. In altri tempi e con altri soggetti fieri della loro dignità, del loro decoro, del loro impegno pubblico e delle loro capacità, avrebbe comportato come primo atto di perdono, le proprie dimissioni.   

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